Nodo primarie, affondo di Beppe Sala: “Pd contro di me quando mi esprimo. Il campo largo? Serve un centro”

Milano – “Ho espresso qualche perplessità sulle primarie, ma la mia opinione non conta nulla, io sono il sindaco uscente. Ma per me le primarie non possono essere un dogma. A Genova non ci sono state e la Salis ha vinto. Se a Milano si vuol vincere, faranno la valutazione migliore. Ma visto che ogni volta che esprimo un’idea non va bene, me ne sto nel mio guscio”. Si schermisce, in diretta su Radio Rtl 102.5, Giuseppe Sala, parlando in vista delle elezioni comunali in programma nel 2027. Ormai il primo cittadino ha capito che le sue opinioni, in particolare sul tema di come scegliere il suo successore, non sono molto gradite negli uffici della segreteria milanese del Pd.
È successo anche pochi giorni fa. Sala che consiglia di evitare le primarie e prendere in considerazione un candidato della società civile e il capo meneghino dei dem Alessandro Capelli che replica “le primarie sono uno strumento bello e utile”. Posizioni distinte e distanti. Come quelle espresse qualche mese fa dagli stessi due contendenti. Il segretario del Pd che invoca “discontinuità” per il prossimo mandato comunale e il primo cittadino in carica che replica di non buttare a mare il Modello Milano che ha fatto crescere il capoluogo lombardo.
Tornando alle primarie, l’impressione è che il sindaco e i vertici meneghini del Pd abbiamo opinioni molto diverse sull’identikit del candidato per riconquistare Palazzo Marino per la quarta volta consecutiva (dopo il mandato di Giuliano Pisapia e il doppio mandato di Sala). L’attuale primo cittadino preferirebbe la candidatura di un esponente della società civile, com’è stato anche lui, in fondo, non di un politico di professione.
Non è un caso che nell’ottobre del 2024, rispondendo alla domanda di un cronista, Sala ha espresso un giudizio lusinghiero sull’eventuale discesa in campo del giornalista e fondatore di Chora Media Mario Calabresi, figlio del commissario Luigi Calabresi, ucciso nel 1972 da Lotta Continua. Un giudizio, quello su Mario Calabresi, che costò al sindaco una dura replica da parte del capogruppo del Pd in Regione, Pierfrancesco Majorino, che non ha mai nascosto di aspirare alla candidatura a sindaco per il fronte progressista.
Calabresi e Majorino restano i due principali nomi citati dai politici milanesi del centrosinistra quando si parla di totosindaco. Anche se nelle ultime settimane ha guadagnato punti la rettrice dell’Università Statale-Bicocca Giovanna Iannantuoni. Certo, le primarie potrebbero favorire un candidato Pd – come sostiene Sala – e penalizzare Calabresi e Iannantuoni.
Comunali a parte, Sala commenta anche il mancato quorum per i cinque referendum e affonda ancora una volta il colpo sul Campo largo: “è una definizione in costruzione. C’è chi sostiene, come me, che c’è più bisogno del centro. Bisogna trovare una formula per aggregare una parte moderata, un’area occupata oggi da Renzi e Calenda, ma non basta”.
Il Giorno